Alfredo Cospito (Se il 41 bis è tutto quel che possiamo chiedere alla nostra giustizia)
Non ho alcuna simpatia per Alfredo Cospito. Anzi, posso dire che Alfredo Cospito mi sta proprio sul cazzo, non sopporto l’ideologia folle che propugna, detesto l’anarchia, la considero un’ideologia a metà tra l’infantilismo narcisista e il delirio di onnipotenza che solo il capitalismo può produrre (e infatti, l’ideologia dell’anarchia si è sviluppata di pari passo al capitalismo avanzato, contrapponendosi come due metà della stessa mela, figlia del medesimo individualismo feroce).
Tanto più mi fa orrore la forma politica che quell’ideologia malsana ha preso nella vita di Alfredo Cospito, quella Fai-Fri, Federazione anarchica informale – Fronte rivoluzionario internazionale, che considera un dovere l’insurrezione armata contro lo stato ma anche contro il capitale e contro il marxismo.
Quando poi l’ideologia politica ti spinge a prendere in mano una pistola per gambizzare un uomo in un agguato, senza sfidarlo a viso aperto, come fece Cospito nel 2012, oppure ti induce a far esplodere due pacchi bomba davanti a una scuola allievi militare, come fece Cospito nel 2006, allora io penso che davvero non ho nulla da spartire con gente del genere, e a questo punto me ne vanto e rinuncio serenamente a qualunque mea culpa sulla mia condizione di uomo borghese, o privilegiato, visto che posso godere di un sistema sociale, politico, economico e culturale che considero infinitamente migliore di qualunque delirio egualitario propugnato da Cospito.
Ma proprio per questa ragione, che mi fa ribollire il sangue quando penso a chi è stato e cosa ha fatto Cospito, esattamente per il fatto che considero il mio orizzonte morale e politico assai superiore a quello scelto da Alfredo Cospito, vederlo condannato in regime di 41bis, in serissimo pericolo di vita per uno sciopero della fame che non si può tenere sotto controllo in quel regime, e sapere che i suoi gesti folli e stupidi (probabilmente più stupidi che folli, per quanto malvagi) possono, nel regime giudiziario vigente, tramutare la sua condanna in un ergastolo ostativo, be’ questo davvero mi manda fuori dalla grazia di Dio.
Ho non so più se la fortuna o la sventura di aver conosciuto persone che stanno scontando un ergastolo ostativo, che vuol dire una condanna di fatto a morire in carcere, una condanna che è vissuta come uno stillicidio verso la morte, una tortura psicologica con pochi equivalenti nel mondo civile. Si tratta di uomini che possono aver commesso cose terribili, ma sono dentro da più di trent’anni, e nel frattempo sono cambiati, hanno studiato, hanno preso in molti casi coscienza e distanza da quel sé giovane che venne condannato, e non riescono a capire come sia possibile che la Giustizia non si accorga del loro cambiamento, diciamo pure della loro evoluzione. L’ergastolo ostativo è disumano, e in quanto tale viola per la sua stessa natura giuridica l’articolo 27 della nostra Costituzione. La cosa è stata detta e ribadita, ma ci sono ancora centinaia di persone in carcere con una condanna all’ergastolo ostativo.
Il regime di 41bis, poi, non è degno di un paese civile, tanto più se chi viene sottoposto ad esso è uno stupido come Alfredo Cospito, che non poteva essere “a capo” di alcunché proprio per l’ideologia egualitaria che professa. Il regime del 41bis era stato formalmente concepito per contenere il potenziale di controllo dei capi mafiosi sui loro territori, ma si è quasi immediatamente convertito in uno strumento di vendetta di stato contro “i cattivi”.
Lo stato ha il dovere (politico, non tanto morale) di far capire a tutti i suoi cittadini che l’orizzonte entro cui esercita la Giustizia non può essere la vendetta, il sopruso, la soperchieria. Se Alfredo Cospito muore in carcere o continua ad essere sottoposto a un regime carcerario inumano, il suo sangue versato ricadrà sulle coscienze di ciascuno di noi, e le fesserie di un coglione diverranno, agli occhi di gente sprovveduta quanto lui, le gesta di un martire, da santificare, da custodire nell’animo e – Dio non voglia – da imitare. Non mi è mai piaciuta la citazione brechtiana “fortunato il popolo che non ha bisogno di eroi”, ma se gli eroi si chiamano Alfredo Cospito, e il mostro contro cui si battono è il sistema carcerario italiano, allora il nostro popolo sta messo davvero male.
Leggi anche: I bambini marginalizzati e Tik Tok: quando il povero non è come lo voglio io